Kira
Sabato sera entrai al Cremlino con Kat, Nadja e Sasha, portando una gigantesca busta piena di vestiti. Sasha ci aveva portate a fare shopping, cosa che era stata una vera e propria avventura.
Nadja era una stilista e Sasha una modella, quindi le due erano un portento in termini di shopping. Non avevo mai visto niente di simile. Avevamo preso un carrello da Saks Fifth Avenue, e ci avevamo ammucchiato pile di vestiti prima di dirigerci tutte e quattro nei camerini. Non avevo intenzione di comprare nulla per me. Maykl mi faceva lavorare nella sua squadra di sicurezza e mi passava mazzette di banconote ogni volta che uscivo, ma non ero abituata ad avere soldi o comprare cose carine.
Avevo provato delle cose per rendere felici Sasha e Nadja, ma poi quando era arrivato il momento di andare, Sasha aveva insistito per comprarmi gli abiti che tutte pensavano mi stessero benissimo. Avevo provato a oppormi, tirando fuori con riluttanza il portafoglio che Maykl teneva pieno di soldi, ma Sasha non aveva voluto sentire ragioni.
«È un piacere per me. Non rifiutarmelo, è stato divertente.»
Era pazzesco avere delle amiche. Amiche gentili e ricche, che sembravano sinceramente prendersi cura di me.
Mi ci stavo ancora abituando.
Ma non mi sarei mai abituata al modo in cui il mio cuore saltava ogni volta che varcavo la porta e trovavo Maykl che mi divorava con uno sguardo ardente proprio come in quel momento.
Stava dietro alla scrivania ed era in piedi quando eravamo entrate, puntando i suoi occhi solo su di me. Mi aveva scansionata come se avesse bisogno di vedere che ero ancora tutta intera. Come se si stesse assicurando che mi fossi divertita e, se non fosse stato così, avrebbe cercato di uccidere draghi per me.
Andai da lui, lasciai la borsa dietro la postazione e gli diedi un bacio. Borbottò soddisfatto, attirandomi tra le sue braccia robuste come se fosse il posto a cui appartenevo.
«Grazie mille per l’uscita, ragazze.» Salutai le tre donne mentre si dirigevano verso gli ascensori. «Vuoi che faccia un turno?» chiesi a Maykl.
Gleb aveva l’influenza, quindi Maykl aveva sorvegliato la porta più del solito. Mi ero offerta di rimanere, ma aveva insistito perché andassi con le altre ragazze.
«No. Vai a divertirti.»
Era dolce, ma non avevo ancora molto da fare. Prendevo lezioni di inglese, lezioni di ceramica e lavoravo sotto Maykl – in più di un modo – ma spesso mi ritrovavo ancora a cercare modi per occupare il tempo.
Tirai fuori la sedia di riserva e mi ci buttai sopra. «No, starò qui con te. Potresti avere bisogno di una mano o qualcosa del genere.» Gli feci l’occhiolino.
Gli occhi di Maykl si incupirono. «Oh, ho sicuramente bisogno di una mano da te stasera.»
«Ah sì?» Feci le fusa.
Maykl amava essere il mio capo. Si era opposto all’idea che io lavorassi – soprattutto perché ero incinta – ma ero fatta così e avevo reagito.
Non ero un fiore delicato che aveva bisogno di protezione.
«Dove vorresti che lo facessi… intendo mi posizionassi alla tua postazione?» dissi in tono allusivo.
Le narici di Maykl si infiammarono. «Ho bisogno che… ti alzi e metta le mani sulla scrivania. Gambe larghe.»
Obbedii, posizionandomi direttamente di fronte a lui muovendo il sedere in quello che speravo fosse un ancheggiamento invitante.
«Mmm» ruggì Maykl. «Proprio così.»
Indossavo un paio di pantaloni da yoga, il mio nuovo capo preferito per la gravidanza. Erano elastici e comodi, ma sembravano comunque dei veri pantaloni.
Mi allungai indietro e passai la mano intorno a una natica nel tentativo di sembrare seducente. Apparentemente, fu troppo per Maykl. Emise un ringhio e mi afferrò i fianchi con entrambe le mani, stringendomi e separando le natiche attraverso i pantaloni. Uno dei residenti entrò dalla porta e io mi spostai rapidamente per appoggiarmi casualmente alla scrivania.
Maykl sfoggiò la sua faccia da duro. «Buonasera» disse alla mamma di Leo.
Lei ci salutò entrambi in russo.
Non appena fu nel corridoio dell’ascensore, mi infilai sotto la scrivania. «Che ne dici di questa posizione?»
Maykl mormorò un’imprecazione in russo mentre mi sistemavo in ginocchio davanti a lui. «Sì» disse burbero. «È esattamente dove ho bisogno che tu stia stasera.»
Inarcai un sopracciglio. «Tutta la sera?» Lo dissi con il tono più sensuale che potevo.
Deglutì. «Solo per i prossimi quindici minuti, dovrebbe bastare.»
Risi dolcemente e gli sbottonai i pantaloni. Il suo cazzo era già teso contro la cerniera. Lo liberai dalla costrizione del tessuto e lo afferrai al centro, facendo scorrere la mano su e giù in pochi movimenti lenti.
Maykl lanciò un’altra leggera imprecazione.
Portai le labbra alla cappella e leccai tutto il bordo. Sfiorai con la lingua la zona a V immediatamente sotto. Fuoriuscì una goccia di precum e lambii l’essenza salata. Lo ricompensai con un tuffo nel profondo della mia bocca. Avevo perfezionato la tecnica di gola profonda. Non la padroneggiavo, ma se procedevo abbastanza lentamente potevo rilassare il riflesso del vomito abbastanza da portarlo in fondo alla gola per un momento o due.
Maykl quasi si strozzò e mi afferrò la nuca per andare ancora più in profondità. Succhiai forte mentre mi allontanavo, poi tornai di nuovo avanti.
«Kira… Gospodi. Sei incredibile.»
Me lo diceva sempre. A volte avevo paura che uno di questi giorni si sarebbe svegliato e si sarebbe reso conto che non ero la persona che pensava che fossi. Ma poi ricordavo tutti i modi sottili in cui mi mostrava di vedere davvero la mia vera essenza, chi e cosa ero.
Lo aveva fatto fin dall’inizio. E lo trovavo davvero curativo. E inebriante.
Presi velocità, ondeggiando su e giù sul cazzo succhiando forte, ascoltando i versi del suo piacere. Sapevo che stava cercando di andare veloce perché eravamo in un luogo pubblico. Sapevo anche che questa cosa aumentava l’intensità. Ero bagnata fradicia tra le gambe. Non ero sicura di come me la sarei cavata dopo avergli dato il suo piacere senza essere in grado di finire entrambi. Ma anche questo faceva parte del piacere.
L’attesa rendeva tutto più sexy quando finalmente ottenevo la mia soddisfazione. Me lo aveva mostrato lui quando mi aveva incatenata al suo letto.
«Kira… Kira. Sto venendo.» Gemetti il mio accordo, tenendolo dentro.
Il suo respiro raspava dentro e fuori ruvidamente. Strinse le dita tra i miei capelli. Ancora qualche secondo, e venne. Inghiottii la sua essenza e lo leccai per pulirlo.
Maykl si riabbottonò i pantaloni, gli occhi gli brillavano di passione e gratitudine.
«Valkiriya, sei incredibile.»
Mi aiutò a rimettermi in piedi.
«Lo so» dissi.
«Ti salterò addosso quando torno a casa.»
Casa. Era quello che avevamo ora. Era incredibile.
«Non vedo l’ora.» Mi sporsi per un bacio.
«Ti voglio nuda nel letto quando arrivo.»
Lo disse come se fosse un oscuro avvertimento, invece di una deliziosa promessa di piacere.
Lo baciai di nuovo.
«Non credo» dissi, solo per dargli problemi. «Penso che dovrai farlo tu.» Perché mi piaceva quando mi spogliava. Mi piaceva sentire la sua forza e il suo potere quando mi forzava e otteneva quello che voleva.
Emise un basso ringhio di finto fastidio e mi strinse il culo prima di liberarmi, girarmi e spingermi verso l’ascensore.
«Nuda» mi ricordò. «Nel letto.»
«Porta le fascette» gli dissi.