Scena Bonus da Tentazione Alfa
Jackson
Da quando sono arrivato al lavoro non ho più visto Kylie e il mio lupo sta diventando irritabile.
Di solito, dopo che un lupo ha fatto sua la propria compagna, il desiderio di esserle sempre vicino si affievolisce un poco. O almeno pensavo fosse così. Ma con Kylie non è andata esattamente a questo modo. Probabilmente perché è incinta del mio cucciolo. O gattino. Vedremo. Non ho preferenze.
Dato che sono fottutamente possessivo, preferisco venire al lavoro portando Kylie in auto con me. Mi piace sapere quale maglietta da supereroe indossa, se si è messa le Converse o i tacchi. Mi piace prolungare il nostro tempo insieme prima di separarci per la giornata. Ma questa mattina avevo una riunione, e con la gravidanza lei ha bisogno di più riposo, quindi l’ho lasciata dormire. Ora tamburello le dita sulla mia scrivania mentre il mio team esecutivo mi fa il resoconto dei profitti mensili.
Una casella di testo appare sul mio schermo e il mio lupo immediatamente si ammansisce.
BATGIRL4U: Oggi festeggiamo due mesi insieme.
Vedere il suo nickname è sufficiente a farmelo venire duro.
KING1: Ah Sì? Dal giorno che ci siamo conosciuti?
BATGIRL4U: Dal giorno che mi hai palpeggiata in ascensore.
KING1: Già so come e dove voglio festeggiare
BATGIRL4U: Come?
Esito, sapendo che la mia risposta non le piacerà. Non è che l’abbia proprio palpeggiata nell’ascensore. Era venuta a fare un colloquio nella mia azienda, hanno improvvisamente preso la corrente e siamo rimasti bloccati in ascensore insieme. Lei soffre di claustrofobia e ha avuto un attacco di panico. Io le ho stretto le braccia attorno al corpo per esercitare pressione contro il suo sterno e attivare il riflesso della calma. Questo prima che lei blaterasse e sparlasse di me. Prima che sapessi che era la hacker che aveva già effettuato un attacco informatico a scapito della mia azienda multimiliardaria.
KING1: Intrappolandoti in ascensore
BATGIRL4U: Eh no, cavolo
Mi aspettavo questa risposta. Storco le labbra e il brivido all’idea di punirla mi fa spostare le anche per mettermi più comodo, mentre il sesso mi si gonfia ancora di più nei pantaloni.
KING1: Mi dici di no?
BATGIRL4U: …Sì?
KING1: Nel mio ufficio tra 10 minuti.
Riportando la mia attenzione al mio team, mi schiarisco la gola e interrompo il direttore finanziario che sta continuando a parlare di profitti trimestrali. “Ok, chiudiamo questa riunione. Mandami i resoconti via mail.”
Mi conoscono bene, sono abituati. Sono sempre brusco, di solito un vero e proprio stronzo, anche se avere Kylie mi ha ammorbidito. Li vedo uscire uno dopo l’altro e mi allento la cravatta.
Kylie entra e il mio cuore si gonfia. Indossa lo stesso outfit del giorno che ci siamo conosciuti. Maglietta attillata con il simbolo di Batgirl in brillantini rosa shocking sopra alle sue tette perfette, e una giacca nera sfiancata sopra. Gonna corta e aderente, niente calze, tacchi alti.
“Sbottona la giacca,” le ordino.
Le sue anche ondeggiano mentre avanza. Sa di avere potere su di me, anche se lascia che sia io a comandare. Lo sguardo fisso sui miei occhi, si sfila il giacchino e lo lancia sullo schienale di una sedia.
Mi alzo in piedi e le vado incontro, la fame di lei che mi rode, anche se l’ho posseduta ieri notte. E durante la pausa pranzo ieri. E ieri mattina. Ad ogni modo, sono dodici ore e il mio lupo è inquieto, bramoso di sentire il suo odore, il suo sapore, di vederla venire.
Afferro il bordo della maglietta e la sollevo scoprendo i suoi meravigliosi seni. Le spingo la stoffa tra le labbra. “Tieni questa,” le ordino, e lei stringe i denti. Gemo vedendo il mio reggiseno preferito in pizzo rosso, quello che aveva la prima volta che l’ho spogliata. Spingo verso il basso le coppe per ammirare i suoi capezzoli turgidi. Ancora non si vede tantissimo, ma i suoi seni sono cresciuti e sono ogni giorno più gonfi. Ne misuro la consistenza tra le mani. Vorrei succhiarli con delicatezza, ma questa è una punizione, quindi mi sforzo di pizzicare entrambi i capezzoli.
“Cattiva,” mormoro nel suo orecchio mentre le passo dietro. Sento la dolcezza mielosa della sua eccitazione, percepisco il tremore delle sue gambe. Adora ricevere le punizioni quanto io amo impartirle.
La spingo in avanti portandola contro le grandi finestre che offrono al mio ufficio una veduta sui monti Catilina. Lo specchio è oscurato, quindi si vede fuori ma nessuno può vedere all’interno.
“Mani sul vetro, gattina. Allarga le gambe.” Le do un colpetto ai tacchi perché divarichi i piedi.
Lei obbedisce, aprendo le gambe quanto la gonna stretta le permette. Io premo il mio corpo contro la sua schiena e porto davanti le mani per prenderle i seni. “Ti è permesso dirmi di no, bambola?” Faccio scivolare una mano verso il basso, fino a che il mio palmo raggiunge la pelle della sua coscia, poi inverto la direzione e la accarezzo all’interno della gamba, arricciando la gonna man mano che risalgo. Le mie dita raggiungono l’inguine e le poso la mano sul monte di Venere, premendo la base del palmo sul clitoride.
“Jackson,” geme lei, lasciando andare la maglietta che teneva tra i denti.
“Ti è permesso, bambola?”
“N-no,” dice lei con voce roca, la testa piegata indietro e posata sulla mia spalla.
“Chi è che dà gli ordini qui, gattina?” Faccio scivolare il dito medio dentro alle sue mutandine e lo struscio contro la sua fessura umida. “Hmm?”
“Tu.” La parte interna delle sue cosce si irrigidisce mentre il mio dito le accarezza il clitoride.
La penetro, spingendo il dito nel suo calore bagnato. Adoro il modo in cui il suo reattivo corpicino freme e si muove a quella sensazione.
“Se ti voglio in un ascensore, ti porto in un ascensore. Giusto?”
La sento irrigidirsi leggermente. So che questa è un’impresa ardua per lei. Non è che voglia torturarla: amo questa femmina più di quanto abbia mai creduto possibile. Ma voglio aiutarla a superare il suo trauma passato. Con la giusta misura di passione e fiducia tra noi, penso di poterle far dimenticare la sua fobia degli ascensori. L’ho già posseduta nella cabina di una doccia, e quello è uno spazio molto più piccolo.
“Jackson…”
Tiro fuori il dito e la schiaffeggio in mezzo alle gambe. “”Dovrai cedere, bambola. Puoi farlo adesso o dopo la tua punizione, ma faremo le cose come dico io.” Le mordo un orecchio. “Adesso dimmi, come dobbiamo fare?”
Spero che opti per dopo la punizione, non solo per il piacere che darà ad entrambi, ma perché penso che sarà più facile convincerla ad entrare nell’ascensore se sarà già inebriata di desiderio.
Non sentendola rispondere, le assesto un’altra manata sulla fica. Uso una mano per spostare di lato le sue mutandine e l’altra per schiaffeggiarle il sesso nudo, proprio sopra al clitoride.
“E che punizione sia.”
Kylie
È un bene che i miei palmi siano premuti contro la finestra, perché ne ho bisogno per tenermi in piedi. Mentre Jackson mi schiaffeggia in mezzo alle gambe, il desiderio mi si scatena dentro come un uragano, facendomi ondeggiare sui tacchi alti. Mi leverei le scarpe dai piedi, ma so che lui non me lo permetterebbe. Adora i tacchi. Spesso mi ordina di levarmi tutto, tranne le scarpe a stiletto.
E comunque Jackson non mi lascerebbe mai cadere. Probabilmente si rende conto della mia difficoltà, perché mi cinge la vita con un braccio forte e avvicina le labbra al mio orecchio: “Ti ho comprato una cosa, gattina.”
“Che cosa?”
“Non ti muovere.”
Allontana il suo corpo dal mio ed entrambi gemiamo. Mi sento persa ogni volta che i nostri corpi si separano. Dal cassetto della sua scrivania tira fuori un oggetto, o apparecchio: un affare bulboso in metallo… “È un plug anale, quello?”
Benedetti #giochinianali, accidenti.
Non so perché mi senta tanto sorpresa. È solo che il senso di dominio di Jackson viene dal fatto che è un lupo alfa, non da feticismo o ossessione per le tecniche di bondage. Mi ha sculacciata la primissima volta che mi ha levato i vestiti, e da allora non ha mai smesso. Però apprezzo decisamente la sua intraprendenza nel mantenere vivida la curiosità e il senso di novità.
Anche se non sono sicura di come mi sentirò con un tappo d’acciaio inossidabile su per il culo. Svita un tubetto di lubrificante e ne spreme un poco sulla punta di un dito. “Questo ti aiuterà a ricordare chi comanda quando siamo nell’ascensore.” Si strofina il lubrificante tra pollice e indice. I suoi voraci occhi verdi sono diventati azzurro chiaro: il suo lupo è pronto per me.
Cavoli. È ancora fissato con l’idea dell’ascensore. Non che pensassi che avrebbe lasciato perdere. Jackson King non ha trasformato la SeCure in un’azienda miliardaria accettando dei no come risposte. Ma io ero più dell’idea di indossare l’outfit che mi ero messa per il mio colloquio qui, e non di ricreare il blocco in ascensore.
Lui si riporta dietro di me e mi abbassa le mutande. Ho ancora la gonna arricciata attorno alla vita, le gambe divaricate. La gravidanza non è per niente servita ad attutire il mio onnipresente desiderio di essere posseduta dal mio maschio a tutte le ore del giorno.
Jackson preme la punta lubrificata del tappo tra le mie natiche e stuzzica il mio ano. Mi ha già castigata lì con il suo uccello in passato, e devo ammettere che mi è piaciuto un sacco. C’è qualcosa di così tabù e così sbagliato, da sembrare giustissimo. Richiede la mia completa resa. Non che ci siano pratiche sessuali che non lo facciano, con Jackson, soprattutto durante la luna piena. Lui è sempre rude, sempre esigente. Non può farne a meno, e la cosa mi fa sentire potente. Desiderabile.
Ma resisto all’intrusione del freddo oggetto di metallo, stringendo le natiche per impedirne l’ingresso. Jackson fa scivolare una mano davanti, sotto alle mie mutandine, e mi stuzzica il clitoride. L’ondata di piacere mi fa allentare i muscoli e inavvertitamente mi rilasso. Lui ne approfitta per fare breccia nel mio stretto passaggio. Il tappo mi dilata, mi riempie. Sbuffo, la passera gocciolante.
“Ecco fatto, gattina.” Il suo fiato caldo mi accarezza l’orecchio. “Ci siamo quasi.” Il tappo resta fermo, ma il mio sollievo ha vita breve. La sensazione di riempimento e la stimolazione dell’ano mi inducono a muovermi nel totale godimento.
Mi sposto sui piedi, premendo il pube contro la sua mano.
Lui fa un verso di disapprovazione e sposta le dita, lasciandomi tremante contro la finestra, in attesa.
“Preferisco sculacciarti a mani nude.” Si sposta all’estremità della grande vetrata e sgancia l’asta della tenda dal muro. “Non c’è niente di più soddisfacente del tuo culo sotto le mie mani.”
Mi sforzo di pensare a una risposta sarcastica, ma l’eccitazione che provo è una distrazione troppo forte.
“Ma non vorrei proprio che la mia segretaria sentisse. Quindi dovrò usare qualcosa di più silenzioso.” Si picchietta il palmo della mano con la bacchetta.
Io gli lancio un’occhiata dubbiosa. Mi sembra un oggetto doloroso, anche ora che ho attivato in me il mio DNA da mutante, che fa scomparire dolore e lividi nel giro di poche ore, se non minuti. A quanto pare la mia passera non ha obiezioni in materia, perché sento l’eccitazione che mi gocciola tra le cosce. Jackson dilata le narici e so che ne ha sentito l’odore.
Un ringhio sommesso risuona nella sua gola. “Spingi in fuori quel culo, gattina.”
I brividi mi percorrono la pelle e il mio respiro accelera mentre inarco la schiena e gli presento il sedere, completo di plug anale.
La bacchetta fende l’aria e picchia contro il mio fondoschiena. Una striscia di fuoco si accende tra le mie carni e gemo. “Cazzo!” Mi porto di colpo le mani sul sedere e mi giro a guardare Jackson.
Lui placa la mia protesta con un bacio passionale, stampando le sue labbra contro le mie e infilandomi la lingua in bocca. Continua a baciarmi fino a che piagnucolo e mi ammorbidisco, portandogli le braccia attorno al collo. Quando alla fine si stacca da me, chiude i denti attorno al mio labbro inferiore e tira verso di sé, per poi lasciarlo andare con uno schiocco.
“Cazzo, che male,” mi lamento.
Mi prende le natiche tra le mani e massaggia per alleviare il dolore. “Pronta per l’ascensore?”
Alzo il mento. “Niente ascensore.”
Le mani sul mio sedere scendono più in basso, si infilano tra le mie gambe e strusciano contro il mio sesso bagnato. “Questa fica, bambola,” dice chiedendomi un altro bacio, “questa fica appartiene a me. E ne ho bisogno in ascensore.” Mi bacia ancora, più delicatamente, le sue labbra che accarezzano le mie, mordicchiandole dolcemente. “Sai che sei al sicuro con me. Se ti spaventi, mi occuperò io di te. Sei mia, piccola. Ti proteggerò sempre.”
Mi sento scorrere dentro un brivido molto più profondo di quello innescato dalla lussuria, e le lacrime mi pizzicano gli occhi. Poso la guancia sul suo petto e premo il mio corpo contro il suo per riprendere fiato. Lui continua con il suo costante tormento, accarezzando il mio clitoride pulsante e al contempo stuzzicando il plug anale.
“Ok,” sussurro. “Andiamo.”
Il sorriso di Jackson è lupesco al cento per cento. Mi risistema i vestiti e mi mette un braccio attorno al collo, piegando la mia testa di lato per accarezzarmi il collo con un lento bacio a bocca aperta. “Ti farò vivere una grande esperienza, gattina. Promesso.”
Gli afferro la cravatta e tiro la sua bocca contro la mia. “Sarà meglio.”
Jackson
Mi sistemo la cravatta e spingo Kylie fuori dal mio ufficio.
“Oh, signor King?” La mia segretaria Vanessa cerca di attirare la mia attenzione.
“Torno tra cinque minuti,” le dico. O venti. Dipende quanto ci vorrà per far venire la mia bellissima compagna in uno spazio stretto.
Non ho ancora dichiarato ufficialmente la mia relazione con Kylie al lavoro, perché non sono affari loro, ma Kylie tira fuori la sua femmina alfa ogni volta con Vanessa, quando lei cerca di farsi avanti, quindi penso che la mia segretaria abbia ormai capito che stiamo insieme.
Probabilmente dovrei comprare a Kylie un anello di diamanti per contrassegnarla come mia secondo le usanze umane. Per assicurarmi che nessun cazzone umano che non può sentire il mio odore addosso a lei pensi di poterla fare sua.
Kylie si irrigidisce quando le porte dell’ascensore si aprono, ma io le poso una mano sulla schiena e la guido gentilmente all’interno. Per quanto ne so, non è entrata in ascensore dal giorno che ha fatto il colloquio. Prende sempre le scale.
Premo il pulsante “T” per il tetto. Il mio ufficio è all’ultimo piano, ma l’ascensore sale di un livello in più, e andare da quella parte ci assicura di essere soli.
“Cos’è T?” mi chiede. Le porte dell’ascensore si chiudono e lei deglutisce per cercare di placare i nervi.
“Tetto.” L’ascensore sale. “Va tutto bene, piccola.” La faccio ruotare e premo il mio corpo contro la sua schiena, spingendola contro la parete.
Sta respirando affannosamente, ma a giudicare dal suo odore è più paura che eccitazione.
L’ascensore si ferma e le porte si aprono, lasciando filtrare nell’abitacolo la luce del sole di Tucson. Premo il dito contro il pulsante ‘porta aperta’ e lo tengo lì. “Ecco, piccola. Le porte sono aperte. Puoi respirare aria fresca. Ma sei sempre nell’ascensore. E io intendo continuare a tenerti schiacciata contro questa parete.”
Il suo corpo si scioglie contro il mio, i respiri rallentano.
“Ecco, così gattina.”
L’ascensore emette un suono stridulo, facendomi capire che sto tenendo il pulsante troppo a lungo. Lo ignoro.
“Ora devi tirarti sopra ai fianchi quella gonna.”
Lei leva le mani dalla parete e solleva il bordo della sua gonna nera.
Io uso la mano libera per riabbassarle le mutandine. Ho qualche problema in più ad aprire le mie con una mano sola.
Kylie ruota e si accuccia ai miei piedi con le ginocchia piegate e divaricate in fuori e inizia a sbottonarmi i pantaloni. Credo sia la cosa più eccitante che abbia mai visto e le metto una mano sulla testa, dimenticandomi del pulsante dell’ascensore. Le porte si chiudono e io mi tuffo a premere ancora una volta il pulsante, un secondo prima che l’ascensore ridiscenda.
Gli occhi screziati d’oro di Kylie sono fissi su di me e il suo sguardo non vacilla mentre tira fuori il mio sesso e inizia a leccarne la punta.
Impreco, infilando le dita tra i suoi capelli, spingendola a prenderlo con quella sua bocca sexy. Adoro quando prende il comando della situazione. Dovrei essere io quello che la seduce, ma vedo il potere e il controllo che le brillano negli occhi e non c’è niente che possa fare per cambiare le cose.
“Cazzo, Kylie. Prendilo tutto.”
Lei obbedisce. Fa scivolare le sue labbra carnose sulla lunghezza del mio uccello, massaggiandolo con la lingua. Poi scende e succhia con forza tornando su.
Ho un fremito, sento le gambe irrigidirsi. Uso la mano che ho tra i suoi capelli per tirarle indietro la testa. “Su,” le ordino, la mia voce così profonda che quasi non la riconosco. “Devo entrarti dentro, bambola.” La aiuto a rialzarsi. Ha ancora le mutande tirate su davanti. “Sfilati le mutandine,” le dico.
Lei fa una perfetta mossa da spogliarellista, accucciandosi per levarsele, e io quasi le sborro in faccia. Non appena si rialza in piedi, le sollevo una coscia e punto la cappella verso la sua umida fessura. Mi basta un colpo per entrare nel suo calore bagnato.
La spingo di nuovo contro la parete per avere un appoggio e faccio del mio meglio per frenare la mia eccitazione. Il risultato sono colpi lenti e forti che la fanno scivolare sempre più su lungo la parete.
Lei solleva l’altra gamba e me le stringe entrambe attorno alla vita. Io le porto un braccio dietro al culo e tiro il suo bacino in avanti: un’angolazione perfetta per affondare dentro di lei.
La sua bocca si apre in un silenzioso grido, gli occhi ruotano al soffitto.
“La prossima volta che devi venire in ufficio da me,” riesco a dire a denti stretti, “prendi l’ascensore.” Sbatto dentro di lei sempre più forte, facendoglielo prendere tutto, centimetro per centimetro. “E pensa a questo, bambola. Pensa a chi ti ha scopato nell’ascensore.” Pompo più velocemente, con colpi sempre più ravvicinati. “E ricorda che non permetterò mai che ti succeda qualcosa di brutto. Chiaro?”
“S-sì, signore,” dice lei ansimando, poi soffoca un grido.
Pretendo la sua bocca, inghiottendo le sue grida mentre la sua fica si stringe e si contrae attorno al mio membro. Nel momento in cui stringe, vengo, e i suoi muscoli mi spremono l’uccello, strizzandomi come fa ogni fottutissima volta.
L’ascensore vibra ancora, in avvertimento.
Sempre tenendo la mia bellissima compagna, mi piego per raccogliere le sue mutandine dal pavimento e usciamo tutti e due alla luce del sole.
“Sposami.” Non è una domanda, ma un ordine.
Kylie è ancora in un altro mondo, gli occhi lucidi, le labbra gonfie per il mio bacio. “L’ho già fatto.”
“Ti voglio anche secondo la moda umana. Signora King. Anello, certificato di matrimonio e tutto il resto.”
Il suo corpo è morbido e rilassato contro il mio. Appoggia la testa sulla mia spalla. “Sì,” sussurra.
“Sì, cosa?”
Lei ride, quel suono roco che mi fa impazzire. “Sì, signore.”
Per leggere la storia completa di Jackson e Kylie, dai un occhio a Tentazione Alfa.
MIA DA PROTEGGERE. MIA DA PUNIRE. MIA.
Sono un lupo solitario, e mi va bene così. Bandito, dopo un bagno di sangue, dal branco in cui sono nato, non ho mai voluto una compagna.
Poi incontro Kylie. La mia tentazione. Finiamo intrappolati insieme in un ascensore, e un attacco di panico quasi la fa svenire tra le mie braccia. È una ragazza forte, ma spezzata. E nasconde qualcosa.
Il mio lupo vuole farla sua. Ma è umana, e la sua pelle delicata non sopravvivrebbe al morso di un lupo.
Sono troppo pericoloso. Dovrei starmene alla larga. Ma quando scopro che lei è la hacker che ha quasi fatto crollare la mia azienda, pretendo che si sottometta al mio castigo. E lei lo fa.
Kylie appartiene a me.
Nota dell’editore: Tentazione Alfa è un libro indipendente nella serie Alfa ribelli. Lieto fine garantito, niente scherzi. Questo libro tratta di un lupo alfa sexy ed esigente, con un debole per la sua femmina da proteggere e dominare. Se materiale di questo genere è per te offensivo, non comprare questo libro.
Disponibile su Amazon e Kindle Unlimited